06 Ott Usare il PON per sostenere il tempo pieno. La testimonianza di una piccola scuola
Il PON può rispondere alle necessità di una piccola scuola?
Con riferimento al recente Quaderno dal titolo “Superare la Povertà Educativa- Dal PON per la scuola al PON per la piccola scuola”, la ricercatrice Giuseppina Rita Jose Mangione ha intervistato Alfina Bertè, dirigente scolastica dell’IC “Giovanni XXIII” di Acireale (Catania), con l’intento di condividere con la comunità scolastica la sua esperienza sull’ utilizzo dei finanziamenti PON a supporto del Piano Scuola Estate. La dirigente, infatti, ha usufruito dei fondi del Programma Operativo Nazionale per sostenere il tempo pieno, un servizio importante la cui assenza influisce pesantemente sul mantenimento dei presidi culturali dei territori più isolati.
Il tempo pieno nella scuola italiana è nato 50 anni fa come risposta al bisogno sociale di assistenza ai figli dei lavoratori a seguito dello sviluppo industriale delle grandi città del Nord Italia, oggi è la risposta educativa didattica per contrastare la povertà educativa e le regioni che risentono maggiormente della mancanza sono le regioni meridionali.
- Il PON può rispondere alle necessità della scuola?
Nell’intervista rilasciata a Piccole Scuole per lo studio “Superare la Povertà Educativa- Dal PON per la scuola al PON per la piccola scuola”, recentemente pubblicata nel Quaderno Studi n. 4 mettevo in evidenza il bisogno di avvisi PON organizzati in modo più flessibile. Occorre ripensare ai PON come esperienze da integrare nel curricolare della scuola.
“Oggi trovare l’avviso organizzato allo stesso modo per tutte le realtà scolastiche non aiuta, così come non aiuta il vincolo delle attività extracurriculari. La povertà educativa la contrasti con tempo qualificato per differenziare gli insegnamenti. All’infanzia si può lavorare in orario curricolare, dalla scuola primaria in poi il vincolo dell’ extra curriculare irrigidisce le pianificazioni e non sono un valore aggiunto per le singole scuole. Cosa diversa, invece, sarebbe la possibilità di strutturare attività extracurriculari come tempo aggiuntivo per tutto l’anno per la classe che necessita del tempo pieno non concesso per carenza di organico di diritto” (p.55).
Evidenziavo anche il bisogno di poter strutturare attività in tempo aggiuntivo per la classe che necessita del tempo pieno, ma che per carenza di organico specifico o dell’autonomia, non può fruire di un tempo più lungo con permanenza a scuola.
- Quali sono le necessità a cui può rispondere un tempo pieno o prolungato?
La permanenza a scuola con il tempo pieno o prolungato risponde oggi più che mai alla necessità urgente e improrogabile di sviluppare percorsi educativi e didattici che rispondano ai principi di equità per il contrasto alla povertà educativa. La scuola, che per raggiungere gli obiettivi di apprendimento disciplinari, può dedicare sempre meno tempo ad attività orientate a raggiungere anche gli obiettivi formativi diventati sempre più necessari e urgenti; la scuola che nella prassi scolastica deve rincorrere i libri di testo sempre più completi e ricchi di stimoli culturali, involontariamente trasforma quei libri in programmi da completare.
La scuola sa che l’allievo ha bisogno di tempo per attività esperienziali, di riflessione profonda e ricorrente e che conducono all’apprendimento significativo. Se il tempo scuola non c’è si colma con l’alleanza con la famiglia, un’alleanza implicita di antica tradizione: i compiti per casa, voluti, desiderati, temuti…
Con i compiti per casa, per quanto coerenti, essenziali, utili come ricerca preparatoria ad un lavoro in aula o come esercizio di rinforzo di quanto già scoperto in aula, con i compiti per casa si rischia anche involontariamente e implicitamente di essere iniqui nell’offerta formativa, si rischia di vanificare quanto la scuola fa per contrastare la povertà educativa. Le famiglie fanno il possibile perché si continui a casa il lavoro avviato a scuola, ma a casa non sempre è facile o possibile garantire qualità di insegnamento perché il genitore non è insegnante, chi può ricorre a insegnanti aggiuntivi a pagamento, chi non può cerca di aiutare come può con parenti o amici.
Con il tempo pieno o prolungato la scuola può assolvere al compito istituzionale dettato dalla Costituzione, oggi dove il tempo pieno non c’è e ce ne sarebbe bisogno, la scuola è di fatto inadempiente.
Il tempo pieno è stato un servizio utile ai bisogni emergenti della società industriale; oggi, insieme al numero contenuto di alunni per classe, è la risposta per contrastare la povertà educativa.
- Come riesce a far fronte a questo bisogno nella sua scuola? Quali sono le richieste?
La scuola che dirigo è un Istituto Comprensivo di sette scuole sparse in cinque frazioni della città di Acireale nell’Area Metropolitana di Catania. La scuola dell’infanzia ha da sempre l’opportunità di tempo “normale” con permanenza a scuola dei bambini fino al pomeriggio, perché il tempo della scuola dell’infanzia per le norme vigenti DPR 81/09 è di 40 ore settimanali, per questo chiamata a tempo “normale”.
La scuola primaria, per gli stessi regolamenti, è organizzata per un tempo di 27 ore settimanali con un organico di potenziamento o dell’autonomia in media di due docenti aggiuntivi, la scuola secondaria di primo grado si assesta a 30 ore settimanali e un docente di potenziamento.
Nella nostra realtà meridionale il tempo “pieno” o “prolungato” non c’è, ma è indispensabile.
In alcune piccole scuole, le famiglie da anni chiedono il tempo pieno per motivi organizzativi, per gli impegni lavorativi dei genitori o per difficoltà a gestire serenamente i compiti per casa.
L’opportunità nella nostra scuola è arrivata grazie ad una nota dell’Ambito Territoriale post-iscrizioni per l’a.s. 2019-20 con cui si dava la possibilità di richiedere il tempo pieno. Bisognava essere tempestivi, e le famiglie, raggiunte con e-mail e tam-tam di rappresentanti, risposero. Una piccola scuola con una classe di futura prima composta da 12 bambini compatta e unanime chiese il tempo pieno, fu dato l’organico e iniziarono.
È una classe di una piccola scuola, ancora accolta provvisoriamente in un’altra frazione della città, in locali individuati dal Comune e finanziati dalla Protezione Civile dopo che il terremoto di Santo Stefano del dicembre 2018 rese inagibile la scuola. Oggi quella classe frequenta la terza, sono in 13 ma l’organico per il tempo pieno non c’è più perché sono troppo pochi. Le classi delle nostre scuole, tranne rare eccezioni, non superano in media i 18/20 alunni, alcune sono di 12, altre di 11, altre pluriclassi di 17 (la pluriclasse sempre per il DLGS 81 può accogliere fino a 18 alunni anche se accoglie un alunno disabile grave, l’importante che non ci siano più di 20 alunni).
- Le opportunità sono una “questione” di numeri?
In due piccole scuole, ogni anno le famiglie chiedono il tempo pieno, con l’organico dell’autonomia finora si è riusciti, ma per l’anno corrente non avendo più autorizzate le classi a tempo pieno, non era proprio possibile. Registrate le iscrizioni e le richieste per due nuove classi prime a tempo pieno per l’anno scolastico 2021-22, ho richiesto, come sempre, l’organico di diritto. Anche per l’a.s. 2021-22 la richiesta non è stata soddisfatta.
La notizia ci arrivò nel mese di aprile 2021, negli stessi giorni in cui veniva pubblicato il Piano Scuola per l’Estate 2021, risorse economiche per il recupero e potenziamento degli apprendimenti.
Risorse vincolate nei tempi, tutte da completare e rendicontare entro dicembre, tutte tranne il PON.
La scuola dal lockdown non ha potuto proseguire con i progetti PON, sebbene li avesse sempre integrati alle attività curriculari e al Piano dell’Offerta Formativa. Tante risorse economiche non utilizzate e che potevano essere ben spese proprio entro l’estate 2021; non aveva senso richiedere altre risorse sempre per l’estate.
La scadenza del PON per l’estate 2021 non è a così breve termine, copre tutto l’anno scolastico 2021-22.
Questione di numeri, ancora una volta.
- Nella sua comunità come siete riusciti ad usare il PON per costruire un anno di tempo pieno?
Se per questione di numeri non abbiamo l’organico per il tempo pieno, i numeri ci son venuti incontro e, calcolatrice alla mano, realizzo che i moduli del PON “Apprendimento e Socialità” riescono a coprire il tempo prolungato di una classe per tutto l’anno, per l’altra si rimodula un PON “ Inclusione sociale e lotta al disagio” già finanziato anch’esso con scadenza settembre 2022. I progetti si articolano in moduli per prolungare la permanenza a scuola con attività extracurriculari, ma fortemente integrate al curriculo con ricaduta su apprendimenti formali e non formali. Essi consentono di attivare “in relazione al contesto territoriale e sociale, azioni di contrasto alle vecchie e nuove povertà educative, così come alle pregresse e sopraggiunte fragilità”.
Trattandosi di classi prime di scuola primaria e considerando l’importanza della trasversalità della lingua italiana per il contrasto a sopraggiunte fragilità, le attività si focalizzano proprio sullo sviluppo delle competenze linguistiche con pratiche immersive sempre più orientate alla funzione euristica della lingua:
– l’impostazione dialogica della lezione, lo sviluppo delle abilità dell’ascolto e del parlato con interventi sulle situazioni comunicative, aspetti di relazione, aspetti di contenuto nella comunicazione in classe, l’uso integrato della biblioteca di scuola, mirano a potenziare la Competenza alfabetica funzionale, la competenza multilinguistica e la
competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturale. Il progetto e lo sviluppo nei diversi moduli è destinato da ottobre a giugno ad alunni di classe prima della scuola primaria; per raggiungere il numero minimo di partecipanti (15) se necessario si invitano anche altri alunni di scuola primaria della stessa scuola o anche di alunni di 5 anni che frequentano la scuola dell’infanzia a tempo normale nella stessa sede (per la scuola dell’infanzia non è vincolante la frequenza extracurriculare come per la primaria). La sequenza dei moduli segue il percorso formativo degli allievi per tutto l’anno intrecciando in moduli specifici attività di potenziamento della lingua inglese e le attività di drammatizzazione nei due quadrimestri:
- Imparo ad ascoltare insieme
- Ascolto, dialogo e imparo a leggere
- Il mondo nei libri
- La scrittura creativa in dialogo
La scrittura creativa in dialogo continua:
- Ascolto leggo e scrivo in biblioteca
- Imparo a leggere
- In English
- Prepariamo uno spettacolo moduli dicembre e maggio
Il tutor, in compresenza con l’esperto, faciliterà i processi di inclusione in alunni con bisogni educativi speciali.
Si avvia così l’auspicata interazione tra attività scolastiche ed extrascolastiche con il riconoscimento degli apprendimenti formali e non formali. I moduli accompagnano tutto l’anno scolastico con moduli da 30 ore per una
scuola e con moduli di 30 e 60 ore per l’altra, un tempo comprensivo del pasto a scuola: 11 moduli di 30 ore per una, 3 moduli da 30 ore e 4 moduli da 60 ore per l’altra.
I docenti interni, cui è stato rivolto l’avviso per la selezione delle risorse professionali per le attività di tutor e o esperti qualificati, hanno lasciato il testimone alle opportunità offerte dal territorio con la presenza di specialisti pronti a co-progettare attività integrate.
Questione di numeri, è una coincidenza, ma i conti tornano in questo caso.
Le classi avranno anche materiale a disposizione per il facile consumo, i bambini vivranno l’interazione tra la scuola e l’extra scuola, dove con la co-progettazione si integreranno le attività e si darà valore agli apprendimenti formali e non formali di ciascun bambino. In tutto questo il Comune di Acireale dalla prima classe a tempo pieno di tre anni fa ha trovato le risorse per coprire la mensa anche ai bambini di scuola primaria
Questione di numeri e questione di persone: docenti, famiglie, associazioni, collaboratori scolastici perché “Quel che conta non sa contare” .[1]
Acireale 02.010.2021.
Alfina Bertè – Dirigente Scolastico IC Giovanni XXIII di Acireale
[1] cit. Chiara Scardicchio – Manifesto di Logica e Fantastica