Media, educazione e terzo spazio. Le Piccole Scuole al Convegno SIREM 2020

Quali e quanti spazi per l’educazione? Oggi più che mai questo tema emerge con forza e lo abbiamo visto al centro delle numerose iniziative promosse dalle Piccole Scuole negli ultimi mesi. La SIREM (Società Italiana di Ricerca sull’Educazione Mediale) ha deciso di dedicare il Convegno annuale di quest’anno proprio al costrutto del terzo spazio, riprendono la riflessione di John Potter e Julian McDougall. Gli autori, nel libro “Digital Media, Culture & Education. Theorising Third Space Literacies”, fanno riferimento a questo concetto non solo nell’accezione di spazio extra-scolastico, momento di aggregazione libera finalizzato alla produzione di significati o artefatti, ma anche come modo di costruire l’apprendimento in forma attiva tra insegnanti e studenti in un contesto educativo che richiede una maggiore integrazione tra formale e informale. Il gruppo di ricerca Indire ha deciso, quindi, di cogliere questa occasione per restituire e diffondere quanto fatto insieme alle Piccole Scuole e agli esperti con cui collabora da mesi e presenterà ben due lavori nella Sessione 1 del Convegno SIREM di mercoledì 8 luglio (ore 9:00-11:00) dal titolo “Scuola, società, comunità: quale ripresa dopo l’emergenza?“, coordinata da Marina De Rossi e preceduta da un’introduzione di Davide Parmigiani e Maria Ranieri.

Gli interventi proposti richiamano la via intrapresa dal gruppo di ricerca rispetto al promuovere e lavorare sull’idea di piccola scuola come scuola di comunità, valorizzando le esperienza di formazione e ricerca- intervento condotte anche durante il periodo di lockdown a supporto della scuola.

Il primo intervento “Dove sta di casa la scuola? L’ambiente domestico come spazio di esplorazione“, a cura delle ricercatrici Indire Laura Parigi, Giuseppina Rita Jose Mangione e Giuseppina Cannella,  ha come obiettivo quello di condividere con la comunità scientifica il valore del laboratorio online promosso dal Movimento delle Piccole Scuole a fine aprile e dedicato ad esplorare le potenzialità educative dell’ambiente domestico come contesto di apprendimento esperienziale e laboratoriale. Questa iniziativa è nata come risposta alla richiesta di attività a “bassa intensità digitale”, come definite dal Movimento di Cooperazione Educativa, per gli alunni a rischio di esclusione dalla Didattica a distanza per ragioni legate a condizioni di Digital Divide, ma è stata anche l’occasione per proporre alternative ad un modello di DAD centrato unicamente sull’erogazione di contenuti e videolezioni e su momenti di verifica. Le attività proposte, che potevano essere svolte offline, tra le mura domestiche, utilizzando materiali facilmente reperibili in casa, hanno toccato diversi ambiti del curricolo a volte con un taglio più chiaramente disciplinare – dalla matematica, alle scienze (chimica, fisica, astronomia), alla lingua e arti (la musica) e persino la filosofia – in altri casi con intrecci interdisciplinari che nascevano dal gioco, dal teatro spontaneo infantile, dalla pratica del cerchio come momento di discussione libera e organizzata. Tutte le proposte, realizzate da insegnanti e ricercatori, sono state nate dall’idea che case nelle quali eravamo tutti rinchiusi potevano diventare un ambiente di apprendimento molto stimolante, ricchissimo di fenomeni da esplorare, di laboratori da fare: si può fare tanta scuola, tanti contenuti del curricolo, cercando di scoprire come funziona una lavatrice, come si smacchia un tessuto, come cambia il cielo che ogni notte vediamo dalla nostra finestra. Le attività, dedicate prevalentemente al I ciclo di istruzione, sono state pensate per recuperare il corpo e la sensorialità nel processo di apprendimento a distanza e per cercare di preservare l’autonomia degli alunni. Ai genitori è stato attribuito, infatti, il ruolo di tecnico di laboratorio, cioè di una sorta di aiutante nelle attività di esplorazione dei bambini e dei ragazzi. Guardando oltre l’emergenza sanitaria, le pratiche presentate nei webinar e quelle raccolte dai docenti partecipanti, ci sembrano delineare un modello didattico utile a ripensare la relazione tra casa e scuola, dando valore ai numerosi fatti educativi che accadono nell’ambiente domestico.

Il secondo intervento “Il modello “piccola scuola come comunità educante” ai tempi del Covid-19 e oltre ” a cura della ricercatrice Indire Michelle Pieri e Donatella Malafronte, docente della piccola scuola di Bruzolo, restituisce la formalizzazione di un metodo di lavoro che si basa sulla collaborazione tra scuola, famiglia e comunità, (più volte richiamato anche nel laboratorio “A scuola di prossimità) e che ha visto Indire impegnata con alcune piccole scuole del piemontese. Il modello di lavoro messo a punto in questo specifico territorio
richiede l’attivazione di alcuni processi e l’esecuzione di specifiche attività:

1. Abbinamento plessi – Il dirigente scolastico e il collegio docenti identificano, tenendo in considerazione sia i vincoli che le risorse a disposizione, i plessi che partecipano al progetto, così come i docenti e le classi che saranno coinvolti. I plessi dovrebbero essere dotati delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) necessarie sia per poter collegare la classe ad altre classi o ad esperti, sia per poter lavorare con altri studenti a distanza. Viene poi organizzato un calendario degli incontri progettuali tra i docenti dei diversi plessi partecipanti e si programmano le attività sia in presenza, sia a distanza con le classi. I plessi coinvolti possono appartenere allo stesso istituto comprensivo o essere parte di istituti comprensivi diversi collocati in territori lontani tra loro.

2. Scelta del focus – Gli studenti dei plessi che partecipano al progetto scelgono un tema che per loro rappresenta un riferimento identitario importante e al quale conferiscono un forte valore affettivo. Il tema può riguardare, ad esempio, un bene naturale, culturale o paesaggistico facente parte del patrimonio del proprio territorio. Se al progetto partecipano plessi di territori differenti, gli studenti procedono a individuare un bene di comune interesse, al quale eventualmente possono essere attribuite connotazioni specifiche a seconda del territorio.

3. Coinvolgimento del territorio – I docenti e gli studenti individuano tutte le realtà (istituzioni, associazioni, professionisti, volontari) che a vario titolo possono contribuire al tema oggetto del progetto e le invitano a partecipare attivamente.

4. Coinvolgimento dei familiari – Gli studenti possono chiedere ai propri familiari, siano essi, ad esempio, genitori o nonni, un contributo che può essere legato alle attività didattiche svolte, oppure di tipo organizzativo, funzionale agli spostamenti sul territorio, alla costruzione di artefatti o alla realizzazione degli eventi programmati.

5. Sviluppo dell’expertise – Gli studenti sviluppano l’expertise sulla tematica prescelta, grazie alle attività didattiche in aula, realizzate anche con il contributo di persone competenti e attraverso le uscite e le esperienze autentiche sul territorio. Questa fase rappresenta il cuore del modello e deve essere progettata dai docenti dei plessi coinvolti, con estrema attenzione alla definizione di obiettivi formativi, competenze attese e strumenti per rilevare risultati raggiunti e ricadute. La progettazione congiunta dovrebbe mirare alla continuità, all’interdisciplinarietà e alla calibrazione delle attività realizzate in autonomia dalle singole classi con quelle svolte in collaborazione fra classi differenti.

6. Condivisione con la comunità – I prodotti realizzati dai plessi vengono condivisi con la comunità di appartenenza.

In questo secondo contributo dopo una breve presentazione del modello e delle sue basi teoriche, le relatrici procederanno ad illustrare come questo modello è stato messo in atto ai tempi del Covid-19 e come si prevede di procedere dopo l’emergenza.

La partecipazione al Convegno annuale SIREM è gratuita e aperta a tutti, ma è necessario prenotarsi compilando un form online.

> ISCRIVITI E PARTECIPA AL CONVEGNO SIREM (7-8 luglio 2020)

 

La sessione 1 del Convegno con gli interventi delle ricercatrici Indire potrà essere seguita dalla piattaforma ZOOM collegandosi (previa iscrizione) all’indirizzo: https://zoom.us/j/97366506656

 


Iniziative del gruppo di ricerca correlate a questi interventi:

Per approfondire: