22 Apr Addio a Giancarlo Cerini
«Non emerge un pensiero positivo sulla scuola quando si contesta l’idea di un patto educativo perché si pensa che possa procurare alla scuola una perdita del suo ruolo istituzionale. Mi sono chiesto come mai succede questo. Forse è perché quando elaborano il curricolo, le scuole fanno fatica ad immaginare che parte di questo curricolo possa “accadere” fuori dall’aula.
A chi me lo chiede, io rispondo con sicurezza che di curricoli la scuola ne ha almeno tre.
C’è il curricolo di istituto che, nel caso di un Comprensivo, deve rispondere ad alcune domande: Qual è la storia di questa scuola? Qual è il suo futuro? Qual è la sua identità? Quale impegno ci chiede?
Il secondo curricolo è quello sulle discipline. Mi piacerebbe che tutti gli insegnanti, dall’infanzia alle scuole medie, si chiedessero cosa li accomuna, a prescindere dalla disciplina di insegnamento. Vorrei che si ponessero il problema del coinvolgimento degli studenti, che si interrogassero su come far crescere in loro la voglia di guardare la realtà e di capire.
Il terzo curricolo è il curricolo della classe. E in questo caso dobbiamo porci altre domande. Per esempio, dobbiamo chiederci cosa abbiamo in comune noi docenti che lavoriamo con quei bambini e come possiamo partire dalla vita della classe per costruire l’incontro con i saperi.
In tutti e tre i casi, dobbiamo riscoprire il curricolo come capacità di elaborazione culturale e per farlo ci vuole uno “sguardo lungo”.
Oltre a questi, c’è poi il “curricolo locale”: un cavallo di battaglia della piccola scuola. Ma non va vissuto come dispositivo romantico o come curricolo localistico. Ci deve essere, e non solo per le piccole scuole, un elemento di garanzia culturale nazionale, dei valori forti in cui occorre riconoscersi. Un’idea di cittadinanza ad esempio come appartenenza al nostro paese, ma anche come apertura all’Europa e alla dimensione globale.
Occorre costruire una dimensione glocal. La dinamica tra locale e globale emerge quando la scuola, una scuola di comunità, riesce a contestualizzare il quadro di riferimento nazionale scegliendo esperti sul territorio che aiutino ad innervare il lavoro culturale nei saperi. Anche il digitale può aiutare, in questo, per esempio a “catturare la realtà” e a riportarla a scuola, proiettandoti nuove esperienze.
Io spero che le piccole scuole, quelle della rete di INDIRE e tutte le altre, possano diventare luoghi e spazi di un tempo riflessivo, laboratori ricerca, luoghi in cui mettere alla prova nuovi dispositivi, punti di riferimento per il nostro sistema educativo.
Credo che nei prossimi mesi avranno tanto da dirci, le piccole scuole.
Se in questi mesi siamo riusciti a restituire qualcosa del lavoro di queste scuole, è anche grazie agli stimoli e ai preziosi suggerimenti di Giancarlo Cerini.
Sicuri che ci guiderà ancora.