Note di regia per L’Estate che verrà
«Dopo aver deciso di fare un film sulla scuola e aver scelto le tre scuole dove volevo filmare, ho avuto un po’ di disorientamento nel cercare di cogliere una direzione perché ero frastornata dalla gran quantità di temi possibili. Innanzitutto ho deciso che protagonista di ogni scuola non sarebbe stato un personaggio ma lo spirito che animava quella scuola. Poi ho capito che dovevo seguire il ritmo delle stagioni, perché mi sono resa conto che le stagioni e le scuole ad esse associate (con le età diverse che rappresentano) erano una lo specchio dell’altra. Il racconto allora ha cominciato a fluire naturalmente, dovevo solo stare attenta a cogliere le suggestioni e gli spunti che mi venivano offerti dalle persone e dal contesto in cui quelle persone agivano. Mi sono lasciata andare a una danza introdotta dalle note vivaci dell’autunno colorato dell’infanzia, nella scuola elementare di Milano, per passare poi al raccoglimento di un inverno nebbioso in cui si nascondevano gli adolescenti della scuola media della campagna emiliana e per arrivare infine in una calda primavera dove giovani disincantati non rinunciano a coltivare sogni di cambiamento. E così è trascorso più di un anno e alla fine ho capito che la mia scelta di accostare tre scuole e tre luoghi così diversi era stata giusta perché quello che le accomuna è spirito di gruppo, la tenacia e l’ironia di fronte ai problemi, la consapevolezza di poter cambiare la direzione delle cose, tutti insieme. A rendere eroico il racconto che piano piano si creava sono state le difficoltà che i protagonisti trovavano sul loro cammino. A renderlo vibrante, le azioni quotidiane di insegnanti visionari» Claudia Cipriani.
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Le scuole coinvolte
«Il documentario di Claudia Cipriani, giornalista e regista milanese, mostra la scuola pubblica da un punto di vista diverso da quello rappresentato dai media, inteso come luogo di stagnazione, conflitto e precarietà”: è il racconto di 3 scuole ‘speciali, 3 realtà scolastiche italiane protagoniste di una rivoluzione didattica: “Ci sono scuole che con tanta fatica stanno portando avanti una piccola rivoluzione in primo luogo a livello didattico, ma anche a livello sociale, visto che il ruolo della scuola è rivisitato e reso più vivace”. Un documentario girato nella scuola pubblica perché, come spiega la regista, l’istruzione deve essere di tutti, “ed è l’unica cosa che può far sì che una persona non diventi un suddito ma possa pensare con la propria testa”.
La prima è una scuola elementare milanese chiamata ‘Senza zaino’, perché i libri restano a scuola. Qui le lezioni iniziano nell’’agorà’, uno spazio dove, seduti su cuscini, i bambini e la maestra si danno il buongiorno, raccontano come si sentono e provano a capire insieme cosa si farà durante la giornata. Poi, c’è una scuola media a Pontenure, provincia di Piacenza, dove gli studenti seduti in gruppo su grossi pouf colorati creano testi interattivi con i tablet. Dopo, si siedono intorno a un tavolo, tra vetrini e microscopi, per la lezione di scienze, e se c’è bel tempo fanno l’ora di lettura in giardino. Al pomeriggio lavorano in classi di età mista e modellano insieme la creta o intagliano il legno. La terza scuola è un istituto agrario di Salerno, dove gli studenti lavorano la terra e studiano sui libri nel tentativo di preservare e rilanciare il proprio territorio, in una regione martoriata da ecomafie e speculazioni» da http://www.persofilmfestival.it/project/lestate-che-verra/