Spaesi. Un laboratorio di geografia fantastica


Scritture in rete intorno alla Grammatica della Fantasia di Gianni Rodari

 

Una volta un accento per distrazione cascò
sulla città di Como mutandola in comò.
Figuratevi i cittadini Comaschi, poveretti:
detto e fatto si trovarono rinchiusi nei cassetti.
Per fortuna uno scolaro rilesse il componimento
e liberò i prigionieri cancellando l’accento.
Ora ai giardini pubblici han dedicato un busto
“A colui che sa mettere gli accenti al posto giusto.”

Como nel comò
G. Rodari, Filastrocche in cielo e in terra,
Einaudi, 1960

La geografia fantastica di Rodari

 

La letteratura di Gianni Rodari è ricchissima di geografia; leggendo filastrocche e racconti si incontrano vulcani, laghi e montagne, grandi città e piccoli paesi.  È una geografia fantastica, che nasce da una felice mescolanza della geografia vera con invenzioni linguistiche e giochi di parole. A volte città e paesi sono presi “per le rime” («Un signore di Scandicci buttava le castagne e mangiava i ricci”/Cacciato con vergogna, scappò fino a Terontola e cominciò a narrare la storia di… Cenerontola), e alla “lettera” («E questa è una lettera del capo-stazione di Chiusi-Chianciano, che senza di lei diventerebbe il capo-stazione di Ciusi-Cianciano: sarebbe una degradazione»).  In altri casi, i nomi di città, mari e fiumi sono messi sottosopra da accenti sbagliati che innescano effetti tragicomici («Una volta un accento per distrazione cascò sulla città di Como mutandola in comò. Figuratevi i cittadini Comaschi, poveretti: detto e fatto si trovarono rinchiusi nei cassetti»), da strafalcioni fertilissimi («C’era una volta un lago, e uno scolaro un po’ somaro, un po’ mago, con un piccolo apostrofo lo trasformò in un ago. “Oh, guarda, guarda” la gente diceva “l’ago di Garda!” “Un ago importante: è segnato perfino sull’atlante”». ), da “curve a gomito” che ti prendono di sorpresa («A Napoli c’è il Vesuvio./ Una volta fumava/ Gli veniva la tosse»), da associazioni impreviste e improbabili che trasformano, per esempio, Roma in una città di gelato, in panna la neve del Cervino

Un paese con l’esse  davanti

 

Tanti anni fa, giocando con le parole, “il favoloso Gianni” immaginò un Paese con l’esse davanti dove un giorno arrivò Giovannino Perdigiorno, un grande viaggiatore: un paese dove gli “stemperini” facevano ricrescere le matite anziché consumarle, dove c’erano “staccapanni” con tanti cappotti e giacche per chi ne aveva bisogno e “scannoni” e “strombe” per disfare la guerra.  È uno dei tanti esempi di come Rodari ha dato corpo all’idea che la fantasia non è una via di fuga dal mondo, ma un modo per dar senso alla realtà, per immaginarla differente: un allenamento all’utopia («cosa accadrebbe, per esempio, se nel mondo sparisse il denaro?») che, come scriveva, non è meno educativa dello spirito critico.  «Con le storie e i procedimenti fantastici per produrle noi aiutiamo i bambini a entrare nella realtà dalla finestra, anziché dalla porta. È piú divertente: dunque è piú utile».

 

Per certi versi, in questi giorni strani anche il nostro è un Paese con l’esse davanti: un po’ sospeso e un po’ a soqquadro. Per contrastare l’ondata di contagi di un virus che fa tanta paura, la nostra libertà di movimento è fortemente limitata e dobbiamo rinunciare a molte delle nostre routine. Siamo costretti a stare a distanza, a restare a casa, chiusi “dentro”, mentre i luoghi delle nostre abitudini cambiano fisionomia perché si svuotano della nostra presenza.
Forse, non potendo aprire la porta, in questo momento tanti, adulti e bambini, insegnanti e studenti, sono alla finestra. Finestre vere, finestre virtuali che servono a restare in contatto tra noi, finestre “nella testa” per cercare di capire quanto sta accadendo, finestre della memoria per tornare a quegli spazi che abbiamo abbandonato: le scuole, i luoghi di lavoro, le piazze, le strade, i giardini, mare e montagna, paesaggi e cieli. 
Abbiamo pensato allora che poteva essere bello usare queste finestre come ci suggeriva di fare Rodari; per pensare la realtà attraverso quella grammatica della fantasia alla quale ha dedicato una buona parte della sua vita di intellettuale.
E per questo vi proponiamo un laboratorio di scrittura collaborativa a distanza da fare con le vostre classi, fra le tante cose che già state facendo per colmare la distanza che questa emergenza ha provocato: create con i bambini storie, filastrocche, giochi di parole, canzoni su quello che in questo momento sta “fuori”, su ciò che si vede dalla nostre finestre vere, immaginarie e metaforiche, per costruire una geografia inventata dalla lingua. È una geografia che dovrebbe servirci un po’ ad attraversare questi giorni, un po’ all’utopia e molto al divertimento che, come ci diceva Rodari, è utile sempre e di più ora.

 

Ci piacerebbe aiutarvi dandovi ulteriori stimoli per fare didattica in rete,  facendo in modo che i lavori che gli insegnanti vorranno realizzare nelle loro classi possano essere condivisi in un spazio comune dove leggersi a vicenda, per costruire un po’ alla volta un “atlante di geografia fantastica”, una mappa dell’immaginario dei piccoli e dei grandi che speriamo si metterà in moto. Anche questo per sentirsi meno isolati in questo momento. 

Noi dell’Indire allestiamo uno spazio virtuale nel Movimento delle Piccole Scuole, e mettiamo a disposizione quello che abbiamo imparato, in tutti questi anni di lavoro sulle tecnologie, a proposito della scrittura a distanza: le esperienze degli insegnanti che abbiamo documentato, i tutorial di applicazioni e ambienti online, le soluzioni per mettere gli alunni, tutti gli alunni, nella condizione di partecipare. Organizzeremo un ciclo di webinar. Ci accompagneranno in questo percorso con due studiose di Gianni Rodari, Vanessa Roghi, storica e autrice di Lezioni di Fantastica (in corso di pubblicazione) e Ilaria Capanna, curatrice della Biblioteca privata della Famiglia Rodari, che ci aiuteranno ad entrare nella Grammatica della fantasia in modo da utilizzarla per attraversare più discipline e comporre filastrocche, poesie, racconti.

Allenarsi all’utopia, tra lingua e geografia

Il gioco linguistico era per Rodari una delle forme della “fantastica”, arte dell’inventare a cui lo scrittore di Omegna ha dedicato una parte importante della sua biografia intellettuale e che ha trovato la sua sintesi ne La Grammatica della Fantasia del 1973. Qui Rodari ha raccolto i tanti modi «per mettere in movimento parole e immagini», raccolti in anni di produzione letteraria per l’infanzia e di lavoro con i bambini, spinto dall’idea che la fantasia è una facoltà che ciascuno ha diritto di esercitare: «Quello che io sto facendo è di ricercare le “costanti” dei meccanismi fantastici, le leggi non ancora approfondite dell’invenzione, per renderne l’uso accessibile a tutti. Insisto nel dire che, sebbene il Romanticismo l’abbia circondato di mistero e gli abbia creato attorno una specie di culto, il processo creativo è insito nella natura umana ed è quindi, con tutto quel che ne consegue di felicità di esprimersi e di giocare con la fantasia, alla portata di tutti».

Alcune di queste “costanti” sono diventate parte di uno strumentario per tanti maestri e maestre, educatori e educatrici, genitori e adulti curiosi che si cimentano nell’invenzione di storie, filastrocche, attraverso la parola e altri linguaggi: il sasso nello stagno ( «Una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio e che è complicato dal fatto»), il binomio fantastico, cioè l’associazione di parole distanti tra loro per significato (una sufficientemente estranea all’altra, come cane e armadio, luce e scarpe), il prefisso arbitrario («Basta una s a trasformare un “temperino” – oggetto quotidiano e trascurabile, per di piú pericoloso e offensivo – in uno “stemperino”, oggetto fantastico e pacifista, che non serve a far la punta alle matite, ma a fargliela ricrescere quand’è consunta»), l’errore creativo («Da un lapsus può nascere una storia, non è una novità. Se, battendo a macchina un articolo, mi capita di scrivere “Lamponia” per “Lapponia”, ecco scoperto un nuovo paese profumato e boschereccio: sarebbe un peccato espellerlo dalle mappe del possibile con l’apposita gomma; meglio esplorarlo, da turisti della fantasia»), l’indovinello come esercizio di straniamento retorico («Scende ridendo e sale piangendo? La secchia. La secchia cigola… Il rumore del cigolio è diverso quando la secchia scende da quando sale… La chiave della nuova definizione sta nella metafora che suggerisce il verbo “piangere”. Quando risale, la secchia dondola, l’acqua sgocciola… La secchia “piange”… “Risale piangendo”. Ed è da questa metafora che nasce, per opposizione, la prima: “scende ridendo”»). E ancora, le storie sbagliate, l’insalata di favole, la scomposizione della materia («Lo zucchero. Scomposto nei suoi “fattori primi” (è “bianco”; è “dolce”; è “come una sabbia”), ci offre tre strade all’invenzione: secondo il “colore”, il “sapore”, la “forma”. Mentre scrivevo “dolce” ho pensato a quel che succederebbe se lo zucchero sparisse dalla terra, cosí, all’improvviso. Tutte le cose dolci diventano amare, senza preavviso»).

Spaesi: un sasso nello stagno


Per far partire l’esperimento, buttiamo là noi per primi una parola, spaesi, che è un po’ il nostro sasso nello stagno. È una parola che ha un po’ a che fare con come ci sentiamo in questo momento e al tempo stesso con l’ostinarsi a pensare il “fuori”, nel nostro caso i territori delle Piccole Scuole. 
Cosa succederà sott’acqua e in superficie di questo stagno non lo sappiamo e facciamo fatica ad immaginare. Ci piacerebbe però accompagnare le classi curiosi di leggere i pensieri dei bambini e dei ragazzi che vivono in questi territori che già in condizioni di normalità sono definiti “isolati”, “periferici”, “marginali”: che cos’è per loro l’esperienza del distanziamento sociale che stiamo vivendo in queste settimane? 
Il laboratorio è un modo per arrivarci indirettamente, mettendo in moto l’immaginario con gli “esercizi di fantastica” che Rodari ci ha insegnato.  È anche una opportunità di ricerca per noi, per gli insegnanti e per i bambini. Una ricerca di quelle che non hanno un finale già scritto, che vuole essere un aiuto immediato ai docenti, e che ci piacerebbe accompagnare così:

 

  • Una breve presentazione dell’iniziativa e uno spazio per rispondere alle domande di chi è interessato a partecipare.
  • Tre incontri online per parlare della Grammatica della fantasia e della scrittura collaborativa a distanza:
    • Con Vanessa Roghi, storica e autrice di Lezioni di Fantastica (in corso di pubblicazione), che ci racconterà dell’avventura intellettuale di Rodari alla ricerca delle costanti dell’immaginazione. 
    • Con Ilaria Capanna studiosa di G.Rodari, ideatrice e tra i promotori di Cento Rodari progetto che si sviluppa a tappe tra scuola e comunità e nasce nel cuore del territorio.
    • Con Francesco Tonucci, ricercatore associato dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano, che ci parlerà degli Incontri di Fantastica gli insegnanti di Reggio Emilia che Rodari tenne nel 1972 e che sono alla base de La grammatica della fantasia. 
    • Con i Ricercatori delle Piccole Scuole, che presenteranno alcune soluzioni, esperienze e strumenti per la scrittura collaborativa a distanza da sperimentare durante il lavoro.
  • Uno spazio che accogliere le Risorse per l’approfondimento:
    • videoletture sul La grammatica della fantasia,  
    • articoli e materiali di studio 
    • tutoriali ed esperienze di scrittura collaborativa a distanza
  • Uno spazio di raccolta dei lavori prodotti insieme alle vostre classi 
  • Uno spazio social nel sito del Movimento delle Piccole Scuole, dove pubblicheremo tutti i lavori delle classi. 

 

  • Incontri periodici online, moderati dai ricercatori di INDIRE, per condividere le esperienze di scrittura a distanza con i bambini. 

 

Infine, questo laboratorio è un po’ il nostro modo di rendere omaggio alla memoria di Gianni Rodari nel centenario della sua nascita.