La ricerca sulle Piccole Scuole presentata alla conferenza internazionale EERA ad Amburgo

Il gruppo di ricerca Indire è in questi giorni ad Amburgo per prendere parte alla conferenza internazionale “Education in an Era of Risk – the Role of Educational Research for the Future” organizzata da EERA – European Educational Research Association, l’organizzazione internazionale che riunisce più di 35 enti nazionali e regionali che si occupano di ricerca educativa. L’Associazione è stata fondata nel 1994 con l’obiettivo di incentivare la collaborazione internazionale nella ricerca e sostenere il dialogo libero e costruttivo tra esperti e studiosi e ogni anno organizza una conferenza sulle prospettive future dell’istruzione e sul ruolo che ha assunto nella società contemporanea.

I ricercatori Indire hanno presentato tre contribuiti nell’abito del network 14 “Communities, Families, and Schooling in Educational Research”, dove hanno ritrovato anche la professoressa Linda Hargreaves dell’Università di Durham e Leicester che era stata ospite al primo Convegno nazionale delle piccole scuole a Fiera Didacta lo scorso anno. Il lavoro accademico è, infatti, strutturato in 32 network tematici che approfondiscono ciascuno una particolare dimensione della ricerca educativa come innovazione curriculare, filosofia dell’educazione, ICT o etnografia.

Il primo contributo “Piccola scuola e territorio: un modello organizzativo vincente” (a cura delle ricercatrici Giusy Cannella e Stefania Chipa) racconta la buona pratica della scuola primaria “I. Tamburelli” di Seggiano (GR) legata alla collaborazione fra dirigente scolastico, enti locali e famiglie: un’alleanza educativa che ha portato a riorganizzare il curricolo valorizzando l’elemento territoriale. A partire da una nuova configurazione degli spazi scolastici, sia interni che esterni, è stato ripensato anche il curricolo attraendo, così, l’interesse delle famiglie dei paesi vicini, portando ad un incremento delle iscrizioni di circa il 20% e scongiurando il rischio di chiusura del plesso. Si è deciso di puntare su un modello didattico-organizzativo attento allo sviluppo dell’autonomia dello studente attraverso una serie di azioni tra cui la rotazione, il peer-tutoring e la scelta autonoma della disciplina. Si realizza, così, un esempio virtuoso di proposta educativa, alternativa ai modelli standard, che propone un’organizzazione in “pluriclassi per scelta” che rendono il modello educativo funzionale al raggiungimento degli obiettivi didattici.

Il secondo contributo “Il modello piccola scuola come comunità educante” (a cura delle ricercatrici Manuela Repetto e Michelle Pieri) scaturisce da percorsi di ricerca-azione condotti in piccole scuole italiane. Il modello si basa su una serie di presupposti che di norma accomunano tutte le piccole scuole: valorizzazione del patrimonio locale, ripopolamento, rapporto con il territorio, didattica project-based e per competenze. Il modello implica la costruzione di un percorso articolato in sei fasi, collocabili in un orizzonte temporale che può variare da pochi mesi all’intero anno scolastico. In estrema sintesi le fasi sono le seguenti: 1. abbinamento dei plessi, 2. scelta del focus, 3. coinvolgimento del territorio, 4. coinvolgimento dei famigliari, 5. sviluppo dell’expertise 6. condivisione con la comunità. Il modello prevede la progettazione di un percorso che incide sia a livello didattico sia, investendo la relazione tra diversi plessi e l’interazione con molteplici attori sul territorio, a livello organizzativo. Il focus viene individuato dagli studenti e valorizzato in modo virtuoso nel corso delle attività: il territorio con le sue risorse è il bacino da cui attingere per far sviluppare agli studenti l’expertise relativa al focus scelto, attraverso attività didattiche condotte sia a scuola che fuori. Il territorio di appartenenza è anche il target. Costituisce, infatti, l’insieme dei destinatari a cui gli studenti restituiscono, in varie forme, le competenze che sono riusciti a costruire. Le competenze che gli studenti sviluppano con il supporto di tutta la comunità si riverberano quindi su di essa, rafforzandone l’identità culturale e collettiva.

Il terzo contributo “Identificazione del profilo della piccolo scuola in Italia. Ricostruzione e restituzione di un fenomeno scolastico minore” (a cura di Rudi Bartolini, Giuseppina Rita Jose Mangione, Francesa DeSanctis e Anna Tancredi) restituisce l’indagine in corso all’interno del progetto che ha come obiettivi quelli di:

  1. identificare, attraverso un approccio quantitativo, la popolazione di riferimento al fine di costruire un framework che possa contribuire ad individuare azioni specifiche per il sostegno alle scuole di ridotte dimensioni e distribuite in aree geograficamente svantaggiate;
  2. rilevare le caratteristiche dei territori in cui sono ubicate le scuole piccole al fine di individuare in maniera puntuale gli interventi, tra quelli di competenza dell’Indire, che possono supportare efficacemente la loro permanenza nel territorio. L’indagine si avvale della metodologia di ricerca standard di tradizione quantitativa volta a dimensionare una specifica realtà educativa partendo dall’analisi di database del Miur sulla base di correlazioni. La metodologia di lavoro si avvale di tecniche di rilevazione strutturate con affondi qualitativi.

 

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